La pace con Dio

Gesù e la Samaritana

Giustificati per la fede, noi siamo in pace con Dio per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo

12 marzo 2023 – III Domenica di Quaresima
Gv 4,5-42; Rm 5,1-2;5,5-8

La storia dell’incontro tra Gesù e la Samaritana è una storia unica, non solo perché è narrata soltanto da Giovanni, ma perché accumula situazioni sorprendenti, il cui esito non ha equivalenti nei Vangeli: ci parla con forza del rapporto con il Cristo e della trasformazione nell’uomo attraverso la fede. È un altro esempio del tipo di rinascita che Gesù ha illustrato a Nicodemo, pochi versetti prima.
Gesù sta risalendo verso nord dalla Giudea alla Galilea attraverso la Samaria, una via spesso evitata dagli abitanti della Giudea, che consideravano i Samaritani tra i peggiori miscredenti. Ma qui, il testo dice che Gesù doveva passare di là.
Quando arriva vicino a Sicar – oggi Askar, non lontano da Nablus – Gesù preferisce stare lontano dal centro abitato e inviarvi i suoi discepoli per procurarsi del cibo; nel frattempo si siede sotto il sole di mezzogiorno ai bordi del pozzo di Giacobbe. Sopraggiunge una donna, per attingere al pozzo e Gesù le chiede da bere, non dice altro.
La donna rimane stupita, perché uno straniero, evidentemente Giudeo, chiede acqua proprio ad una Samaritana. Da qui in poi il dialogo è intessuto sul doppio registro tra il significato letterale e simbolico della parola “acqua”.
La donna, in un primo momento, sembra non capire: se quell’uomo veramente conosce un pozzo migliore di quello dei padri, deve dirle dov’è, così lei risparmierebbe un bel po’ di fatica!
Gesù all’improvviso sembra cambiare discorso: “Va’ a chiamare tuo marito e poi ritorna qui”.
La donna risponde di essere senza marito, ma Gesù sa già che è vero e per di più che ne ha avuti già cinque. E lo dice.
Come fa a saperlo, se non si sono mai conosciuti prima? La donna, basita, ne deduce che Gesù dev’essere un profeta… come dire… “due più due fa quattro”… però è tanto quanto basta perché a partire da questa “trovata”, nel modo di riportare l’incontro particolarissimo avuto con lo straniero di Giudea, la donna contribuisce alla diffusione della Parola tra i Samaritani.
È interessante che questi Samaritani crederanno non perché hanno ascoltato le parole della donna, ma perché andranno ad ascoltare direttamente l’insegnamento di quell’uomo e crederanno alla Sua parola.

La dinamica dell’incontro tra Gesù e la Samaritana è tale che la donna (che è sincera, non mente mai durante quell’incontro) in ultima analisi viene rivelata a se stessa, viene messa davanti alla realtà di ciò che è e di ciò che le manca.
La tradizione la vuole vergognosa della sua “poligamia” (poliamore?) e dunque interpreta che probabilmente la Samaritana si era recata al pozzo sotto il sole cocente di mezzogiorno, per non dover incontrare altre donne, delle quali avrebbe dovuto sopportare la condanna, la maldicenza o il disprezzo.
Mi sovviene che al capitolo 20 di Luca (vv. 27-40), i Sadducei tentavano di far cadere Gesù in contraddizione, chiedendo di chi sarebbe stata moglie, alla risurrezione dei morti, la donna che, in vita, aveva avuto sette mariti. A quanto pare, anche se qui i contorni della situazione sono diversi, il problema non riguardava un caso isolato: c’erano in ballo questioni di tradizione religiosa e culturale e situazioni di fatto. Se all’epoca erano ancora accettabili due matrimoni per validi motivi, certamente cinque erano un po’ troppi! Forse lo penseremmo anche oggi.
Eppure la donna samaritana deve essere stata molto coraggiosa per credere e credere ancora nella vita da sposarsi fino a cinque volte! Coraggio o incoscienza? In effetti non saprei, non essendomi ancora sposato… Comunque sicuramente altre – o altri – si sarebbero arresi molto prima. Sperare ancora che funzioni, per poi magari sperimentare un altro fallimento! Perseverare va bene, ma un fallimento dopo l’altro in amore – e quindi per mancanza di amore – diventa un fardello assai più pesante di una brocca piena d’acqua sotto il sole cocente.

Allora qui cosa cambia, qual è la presa di coscienza, cosa scatta in quella donna del “due più due fa quattro”? Uomo che riconosce = superuomo = profeta. Finalmente uno che capisce!!! Che fortuna!!! Che sia quello da sposare???
L’equivoco sarebbe fatale.

Il messaggio è sempre quello dell’accettazione dell’altro senza condizioni, nell’assoluta diversità e unicità dei percorsi. Nel Vangelo il messaggio è molto chiaro: la Samaritana è una donna, Gesù è il Cristo: Dio.Sarebbe terribile che queste dinamiche dello Spirito, dell’adorare nello spirito e in verità, dovessero essere confuse con l’idolatria di se stessi e/o di un altro essere umano.

Quando nell’incontro tra il maschile e il femminile si confondono i piani della relazione, l’esito potrebbe essere disastroso; per esempio, l’abuso sessuale, sia fuori che dentro la chiesa, prima di essere sessuale, è abuso di potere lungo la dimensione della prevaricazione dell’altro, e viene vissuta da molti a vari livelli: dalla semplice espressione verbale di eventuali testimoni , interdetta in nome dell’ipocrisia che cela la vergogna, aprendo la strada alla menzogna, fino alla drammatica violenza sui corpi.

La donna samaritana è rivelata a se stessa nel senso che, incontrando il Nazareno – il Messia come lei stessa ipotizza poco oltre nel testo – si scopre libera, indipendentemente dalle esperienze avute. Il mondo attorno le appare trasformato, al punto da andare a chiamare gli altri per avvisarli, lei, che prima si vergognava a farsi vedere. Come se dicesse ora a noi che leggiamo: non è importante ciò che tu pensi, gli altri pensino di te; è importante che ti rendi conto di chi sei… e di ciò che tu pensi e credi: “i veri adoratori adoreranno il Padre in Spirito e verità”. Quindi sono tramontati tutti i quesiti secondari: dove credere? Dove adorare? A quale porta più giusta bussare? Qui o lì ? In quale tempio? Su quale montagna? Con quale rito?

Per scoprire, magari alla fine, che quello che ti eri portato in casa, o a casa del quale eri andato, non era quello giusto.

Con quale dio coabiti nello spirito? Con chi o cosa ti sei accasato? A chi o a che cosa hai dedicato la tua vita, chi o che cosa stai adorando?

Sarebbe per tutti necessario saperlo, al fine di trovare la pace.

Siamo giustificati attraverso la fede; non avremmo mai pace, se pensassimo di basarla sulla nostra obbedienza, perché non abbiamo alcuna possibilità di essere perfettamente obbedienti. La giustificazione si basa invece su ciò che un altro, Gesù, ha fatto perché noi fossimo giustificati. La sua affidabilità consiste nella presenza dello Spirito e nell’opera continua del Cristo. Da questo fiorisce la speranza, anche in mezzo alle prove più difficili della nostra vita.
Mentre i discepoli, tornati dal villaggio con il cibo, sono disorientati nella loro reazione e non capiscono molto di quello che sta succedendo, la Samaritana vive un incontro con sincerità ed è in questa condizione che può intendere le parole di Gesù e pensare che potrebbero essere vere. “Che sia forse il Messia?” Molla la brocca. E la preoccupazione che gli altri potrebbero dire di lei non ha più alcun fondamento: l’acqua viva è appena passata attraverso il suo essere. Non ha più niente da temere. Lo dice: “Venite a vedere, un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto!” Con semplicità. Tutto irrompe in questa storia, squarciando il velo della nostra supponenza: Gesù, la donna, l’acqua viva, e anche i Samaritani che escono dalla città per incontrare quell’uomo.

Devi nascere due volte per vivere un po’, (non fosse che un po’) anche se solo un po’.
Dobbiamo nascere dalla carne e poi dall’anima. Le due nascite sono come uno strappo, uno sradicamento. Il primo getta il corpo nel mondo, il secondo fa oscillare l’anima verso il cielo”. 

(Christian Bobin, Più viva che mai, San Paolo Edizioni, 2010).

Scarica qui la riflessione scritta per il 15 marzo 2020

NB: per info sull’immagine di copertina clicca qui.

Pubblicato da Oliviero Verzeletti

Missionario Saveriano. Nato a Torbole Casaglia (BS). Cittadino del mondo, attualmente residente in Italia, a Roma dopo diversi anni trascorsi in Camerun.

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