La resurrezione di Lazzaro

La resurrezione di Lazzaro

E se lo Spirito di colui che ha risuscitato Gesù dai morti abita in voi, colui che ha risuscitato Cristo dai morti darà la vita anche ai vostri corpi mortali per mezzo del suo Spirito che abita in voi.

26 marzo 2023 – V Domenica di Quaresima Anno A
Gv 11,1-45; Rm 8,8-11

Il Vangelo è la via per la risurrezione: “Se non c’è risurrezione dei morti, nemmeno Cristo è risorto. E se Cristo non è risuscitato dai morti, allora è vana la nostra predicazione e vana è anche la vostra fede”.
Questo è ciò che Paolo scrive (1 Cor 15,13-14).
Il Vangelo non è un libro, e neppure quattro; non è una storia, una “santa storia”; consiste nella morte e risurrezione nostra, perché il Cristo, con la Sua morte e resurrezione, ha aperto la via a tutti. Questa non è un’opinione teologica tra tante, non è un’opzione della fede cristiana: è il vangelo, che lo si voglia o meno, che lo si apprezzi o meno.
È un dato di fatto; come ancora scrive S. Paolo, “il Vangelo è potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede”. (Rm 1,16).
Idea non semplice, la sua realtà si manifesta nella resurrezione di Lazzaro, che anticipa quella di Gesù e la nostra. Il racconto evangelico è già Parola che riporta in vita.
C’è un malato: “Era allora malato un certo Lazzaro di Betània…”
Chi è malato qui? Ora? In mezzo a noi? Lo chiameremo Lazzaro: “Signore, ecco, guarda, chi ami è malato…”
Tutte le “teologie della prosperità” crollano, come nel libro di Giobbe: Lazzaro è un amico del Signore, o meglio Gesù è amico di Lazzaro; dovremmo concluderne che tutti sono amati da Gesù, malati e morti compresi?
Perché no? Essere amati da Gesù non impedisce né la malattia, né la morte.
Il testo addirittura insiste, dicendo che “Gesù amava Marta, e sua sorella e Lazzaro”.
D’altronde, se l’amore di Gesù ci impedisse di ammalarci e di morire, Gesù stesso non sarebbe morto, proprio come cercava di fargli credere il tentatore, nel deserto, per distoglierlo dall’opera di salvezza. Dio non ci salva dalla prova, ma nella prova ci custodisce, e questo non significa che non cadremo, ma piuttosto che Dio sarà con noi nella nostra caduta.
Il dolore che ci fa dubitare nel lutto e nella sventura è lo stesso di Marta e Maria: “Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!”
Dal racconto della resurrezione di Lazzaro sappiamo, che anche in questo tipo di nostra caduta dalla fede, il Cristo è con noi.
I discepoli – come Marta, Maria e gli altri – restano con Gesù, non se la prendono con lui perché Lazzaro è morto, piuttosto sono persuasi di camminare, come lui e con lui, anche loro verso la propria morte. La morte di Lazzaro è dunque prefigurazione non solo di quella di Gesù, ma anche della nostra, un evento necessario per poter risorgere. Il Vangelo, la Parola di Dio si chiude con la resurrezione.
Finché viviamo, camminiamo nel giorno, il tempo giusto per aprire gli occhi, ma Lazzaro dorme. Non è il momento di dormire, o di stordirci dimenticando che è giorno, è il tempo di camminare nella luce, con gli occhi il più possibile aperti.
Marta ha confessato la sua fede, eppure non sembra trarne molte conseguenze, se non quella di andare a chiamare sua sorella. Marta è sveglia, non dorme, ma certo non si aspetta che Lazzaro risusciti in quel momento: sa “che risusciterà nell’ultimo giorno”.
Neanche le persone che sono venute da Gerusalemme per consolare le due donne, credono nella potenza del Maestro: o non credono affatto nella risurrezione, o la ritengono possibile solo “nell’Ultimo Giorno”, così come ha detto Marta.
Come per la moltiplicazione dei pani, il tempo e i mezzi del miracolo mi sfuggono, non ne sono testimone. È lo stesso per i racconti della risurrezione di Gesù: non vi ho assistito.
Io sono arrivato – con altri discepoli – a quelle che per me sono le Sue prime apparizioni in vita.
So che Gesù e il Padre non sono maghi, sono Maestri di vita e per la Vita.
Come accade ai discepoli di Emmaus, si capisce solo dopo di avere incontrato il Cristo… sempre in ritardo, sempre dopo. Per questo dopo non si può che testimoniare e lodare.
Marta dice a Maria: “Il Maestro è qui, ti chiama…”. Davanti al sepolcro, invece Gesù dice solo: “Lazzaro, vieni fuori!”. Una Parola di risveglio.
“E la gloria che tu hai dato a me, io l’ho data a loro, perché siano come noi una cosa sola.” (Gv 17,22).

È la stessa certezza – non la mia, ma quella di Gesù – che permette adesso alla Parola di essere un risveglio che si fa prefigurazione della nostra morte e della nostra resurrezione.
Il tempo non ha importanza: il momento è adesso. Nella Lettera agli Ebrei sono citate queste parole dall’Antico Testamento (cfr. Salmo 95,7): “Dio fissa di nuovo un giorno, oggi, dicendo mediante Davide, dopo tanto tempo: Oggi, se udite la sua voce, non indurite i vostri cuori!”. (Ebr 4,7) e anche Paolo: “Ecco ora il momento favorevole, ecco ora il giorno della salvezza!”. (2 Cor 6,2).
Nell’originale ebraico del salmo il verbo è al perfetto. È già tutto compiuto fin dall’inizio come in Ap 21,6: “Ecco, sono compiute! Io sono l’Alfa e l’Omèga, il Principio e la Fine. A colui che ha sete io darò gratuitamente da bere alla fonte dell’acqua della vita.
Come era già vero per Lazzaro ancor prima che Gesù lo chiamasse a uscire dalla morte, così è già vero anche per noi.
Senza dubbio ci sono cose nella nostra vita che sono “morte”, forse anche “puzzano” perché lo sono di “quattro giorni”, cioè da “tanto tempo”, a misurarlo con l’orologio …
Brilla anche la luce del Vangelo, è la totalità della morte e della risurrezione che ci viene raccontata, realizzata nel Cristo. Dobbiamo reagire a questa chiamata che ci sveglia, Lazzaro deve venire fuori! Dobbiamo uscire!
Andremo ancora in giro con fasce e sudario? Altri sono lì per slegarci e lasciarci andare. Presi in vincoli che non possiamo sciogliere da soli, possiamo cominciare a pensare che ci siano fratelli e sorelle che possono aiutarci. Non è più necessario nascondersi, come spesso succede, ma lasciare che la vita sia. 
Degno di fede è colui che vi chiama: egli farà tutto questo!” (1 Ts 5,24).

NB: per info sull’immagine di copertina clicca qui.

Scarica o visualizza la riflessione sul Vangelo del 29 marzo 2020.

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Pubblicato da Oliviero Verzeletti

Missionario Saveriano. Nato a Torbole Casaglia (BS). Cittadino del mondo, attualmente residente in Italia, a Roma dopo diversi anni trascorsi in Camerun.

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