Poi li condusse fuori verso Betania e, alzate le mani, li benedisse.
Domenica, 29 maggio 2022 – Ascensione del Signore
Luca 24,46-53
E alzate le mani (Lc 24,50); mostrò le mani (Gv 20,20), stese le mani (Mt 14,31), lo prese per mano (Lc 14,4), nelle tue mani (Lc 23,46).
Tante volte risuona nel Vangelo la parola “mani”.
Da “mano” viene anche il termine “manipolare”.
La manipolazione è un lavoro preciso, ci vuole una tecnica, che richiede abilità: un vasaio, per esempio, deve saper manipolare la creta per riuscire nelle sue creazioni. Un farmacista, se prepara un rimedio, non deve calcare la mano dosando gli elementi, altrimenti, invece di preparare una medicina, preparerà un veleno.
Quando però si usa questo termine nelle relazioni umane, si sottolinea con una connotazione negativa la destrezza di alcuni nello scegliere e dosare parole e comportamenti per ottenere un effetto da lui desiderato su altri; il manipolatore usa strategie che spesso rimangono nascoste ai più. Chi ammetterebbe, ad esempio, che il rispettabile padre, il carissimo collega, il genero d’oro, l’ammirabile suocera o il così tanto gentile confratello voglia in realtà manipolarci?
Nel frattempo quello modella, dosa e imbelletta la propria immagine in base a come vuole apparire e cerca di imporla a chi lo circonda; protetto da una versione ufficiale di se stesso, può, da dietro le quinte, manipolare spesso indisturbato. Almeno per un po’.
L’agire manipolatorio è un concetto moderno, che anche la psicologia usa; tuttavia, ed è interessante scoprirlo, si tratta anche di un tema biblico. Da un’estremità all’altra della Bibbia, l’appello è a discernere, a distinguere tra quelli che mettono le mani su tutto e tutti e quelli che si astengono assolutamente dal farlo.
Ad esempio, Davide è inseguito da Saul, re di Israele. Saul, geloso e invidioso delle capacità del suo rivale, vuole ucciderlo, ma un bel giorno cade nelle mani proprio di Davide che viene esortato dai suoi soldati ad ucciderlo, per finalmente sbarazzarsene; in fin dei conti sarebbe solo giustizia!
Davide invece dice e ripete: “No, non metterò la mano sul messia del Signore” (1 Sam 24-26).
Non si lascia ingannare né da Saul, né dalla situazione propizia per sbarazzarsi di lui. Non ha neanche alcuna aspettativa rispetto ad un ravvedimento o ad un cambiamento di atteggiamento del nemico. Semplicemente non pretende di avere il sopravvento su di lui.
In molte storie bibliche, possiamo vedere e scoprire chi manipola e chi no. Di più: si distingue, tra le vittime, chi trova il proprio tornaconto nella manipolazione di cui è oggetto, da chi ne prende coscienza per evitarla.
Un altro esempio?
Labano.
È un essere subdolo che considera le proprie figlie, Lea e Rachele, come beni a sua disposizione, e il genero, Giacobbe, come operaio da non retribuire (Genesi 29-32). La figlia Lea si trova a suo agio in questa situazione. Ora accade che Giacobbe vorrebbe sposare Rachele, ma Labano gli fa trovare Lea nel letto di nozze e Lea non dice nulla, non si oppone e diventa complice di suo padre, accaparrando l’aspirante marito della sorella. Giacobbe riuscirà a sposare Rachele solo sette anni più tardi. Lea ha preso, messo le mani su Giacobbe, ha preso il posto di sua sorella, e difenderà questa sua posizione. La si sentirà rivolgersi a sua sorella Rachele dicendo perfino: “È troppo poco per te aver preso mio marito?” (Genesi 30, 15). Arriverà quindi al capovolgimento e alla negazione della realtà. Lea è una manipolatrice: dà una versione ufficiale di se stessa, che nasconde la sua invasione nella vita di chi le sta vicino.
In genere la prima persona che si prova a manipolare è Dio stesso. Il serpente persuade gli umani a mettere le mani sul famoso frutto che Dio protegge con un divieto. Le argomentazioni del serpente possono perfino sembrare convincenti: è forse l’unico a dire che non ci sarà morte, l’unico a dare una responsabilità a Adamo ed Eva (Genesi 3,1-5). Bello vero? I due si lasciano prendere. Il manipolatore gestisce sempre le parole e i gesti in modo che esista solo la sua versione dei fatti. Affascina gli interlocutori, li attira su un problema che probabilmente non è neppure il problema principale…, impedisce qualsiasi intervento diverso dal suo, la sua parola stordisce, avviluppa, stritola. Non c’è spazio per un’altra parola… o per una domanda. Perché Adamo ed Eva non hanno chiesto nulla a Dio del frutto? L’intervento del serpente ha completamente oscurato il dialogo con il Creatore. Il serpente è il “padre delle menzogne” (Giovanni 8,44), vale a dire un maestro manipolatore.
Fondamentalmente, la manipolazione mira a garantire il controllo sulle persone per impossessarsene e distruggerle, privandole della libertà e, in ultima analisi, della vita. Però una persona, con il suo mistero, la sua capacità di sfuggire a qualsiasi controllo, è una minaccia permanente per il manipolatore, perché ha bisogno che gli esseri siano a sua disposizione e non vuole essere deluso.
Dio, quindi, è il primo obiettivo e, dopo di Lui, tutti quelli che entrano nell’avventura di diventare persone a immagine e a somiglianza del Creatore.
La Bibbia indica la strada: Davide è un modello di azione intelligente e ben si comprende che il manipolatore, apparentemente onnipotente, non tiene mai veramente tra le mani la vita degli altri o il senso della storia: “La via dell’empio andrà in rovina” (cfr Salmo 1).
Gesù è consegnato nelle mani dei manipolatori-peccatori; risorgendo, mostra le sue mani (Luca, 24,39). Queste non sono mani che rinchiudono, imprigionano e confondono: sono mani trafitte. Portano la traccia delle manipolazioni subite e diventano testimonianza di vita e di potenza.
Dopo aver mostrato loro le mani, “Gesù […] li condusse fuori verso Betània e, alzate le mani, li benedisse. Mentre li benediceva, si staccò da loro e fu portato verso il cielo”. (Luca 24, 50-51).
Mani aperte, mani disarmate, mani spiraglio dell’anima.
Come sono le nostre mani?
NB: per info sull’immagine di copertina clicca qui (PD)