Il Consolatore

Vi lascio la pace, vi do la mia pace

22 maggio 2022 – VI Domenica di Pasqua
Gv 14,23-29

Il ministero di Gesù volge al termine e i discepoli iniziano a interrogarlo. Innanzitutto, c’è la domanda di Pietro che chiede cosa accadrà (Gv 13,36): “Signore dove vai?”. Oggi uno di noi potrebbe chiedere: “Signore, dove sei? Dove sei andato?”.
Poi viene quella di Tommaso (Gv 14,5), sulla via che conduce al Padre; poi quella di Filippo, sulla persona del Padre (Gv 14,8); e infine quella di Giuda, non l’Iscariota, quell’altro: è quella che viene dopo tutte le altre: “Signore, come è accaduto che devi manifestarti a noi, e non al mondo?”. Oggi potremmo dire: “Ma proprio a me? E come è potuto accadere?”
La risposta di Gesù è nella Parola di questa domenica.
Giuda sta ponendo la questione della rivelazione; vuole sapere perché la rivelazione è rivolta proprio a loro, ai discepoli.
Come per le domande precedenti, nella domanda di Giuda c’è un’inquietudine: come è possibile che non accada a tutti?
Il Signore risponde dicendo qualcosa di simile: “Perchè voi mi volete bene e osservate quello che dico, ma non per tutti è così.” E va anche molto oltre, parla del Padre, che lo ha inviato e dello Spirito Santo, che verrà per insegnare e far ricordare ogni cosa.
Sono parole immense.
In genere pensiamo più o meno di sapere a chi ci riferiamo quando parliamo del Padre e del Figlio, ma non è lo stesso per lo Spirito Santo. Ne parliamo poco, a volte con una certa vaghezza, che rende evanescente ciò che diciamo. Siamo poco “credibili”.
Dello Spirito Santo non parliamo o ne parliamo male.
Eppure, Gesù per prima cosa richiama l’attenzione dei discepoli sull’importanza della Parola, questa Parola a loro esterna, che non è neanche di Gesù: è del Padre. E poi avverte: più tardi verrà il Paraclito, una Parola che parlerà a nostro favore, in nostra difesa. Ho già scritto altrove a proposito del significato della parola di origine greca “paraclito”: termine mutuato dall’ambito giuridico, indica la persona che sopraggiunge a recare aiuto, da cui si è difesi in giudizio, l’avvocato difensore.
Affinché questa difesa sia il più efficace possibile, deve esserci un’identità di vedute tra il difensore e il difeso. Un buon avvocato è sempre un bravo psicologo; per un po’ deve riuscire a immedesimarsi nel suo cliente per poterlo difendere.
Lo Spirito Santo non sarà solo un difensore per i discepoli, sarà anche un maestro, insegnerà. E non sarà mai un insegnamento scollegato dall’esperienza che quei discepoli stanno vivendo. Lo Spirito Santo non agisce magicamente: ci ricorda la Parola e ce la fa comprendere nel quotidiano della nostra esperienza, svela le connessioni, il senso e indirizza l’agire.
Può capitare che ci ricordi un certo passo della Scrittura, ma può farlo solo se abbiamo letto in anticipo queste Scritture. Svolge un ruolo chiarificatore, perché non rivelerà nulla che non abbia già “preso dimora” in noi.
Prima dell’era della fotografia digitale, un amico sviluppava le sue foto da solo. Il momento preferito era quando immergeva la carta fotografica nel bagno di sviluppo e l’immagine appariva a poco a poco. L’azione dello Spirito Santo somiglia un po’ a quel bagno rivelatore, rivela ciò che è in noi, ma che senza di lui è illeggibile, nascosto. Ci fa solo scoprire ciò che già esiste dentro di noi.
Ci ricorda ciò che viene da Dio, non è una forza magica e sarebbe un errore esentarci dalla lettura delle scritture o dallo studio. Lo Spirito Santo viene semplicemente a portare ordine e chiarezza nelle nostre menti, facendoci ricordare ciò che viene da Dio. Il filosofo Paul Ricœur diceva che imparare è riconoscere.
I nostri sensi sono incapaci di percepire Dio, spesso ci rendiamo conto dell’azione dello Spirito Santo a posteriori, quando la memoria ha fatto il suo lavoro. Non ha nulla a che fare con la spontaneità, al contrario usa la memoria dell’uomo e funziona nel tempo. Opera un lavoro di maturazione. La Scrittura stampata sui libri, letta o commentata sul web non è Parola di Dio. Perché lo diventi per noi, deve essere ascoltata alla luce dello Spirito Santo.
Perché nella Scrittura ci sia la Parola di Dio, ci vogliono sia la Scrittura che l’azione dello Spirito Santo. Per questo è difficile parlarne: sparisce quando se ne tenta una definizione, si cancella quando io come persona non ascolto e non osservo quella parola con amore.

Il Paraclito spira e ci ispira nella relazione con la Parola.

NB: per info sull’immagine di copertina clicca qui.

Pubblicato da Oliviero Verzeletti

Missionario Saveriano. Nato a Torbole Casaglia (BS). Cittadino del mondo, attualmente residente in Italia, a Roma dopo diversi anni trascorsi in Camerun.

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