Vide e credette

Non avevano ancora compreso la Scrittura
secondo cui Gesù doveva risorgere dai morti

Domenica di Pasqua – 9 aprile 2023 – Anno A
Gv 20,1-9; At 10,34.37-43

Vangelo

Lettura

C’è vita dopo la morte? È una domanda che ogni essere umano, prima o poi, si pone.
Vita dopo la morte: alcuni ci credono, altri no. E tra coloro che ci credono non ci sono solo i cristiani: molte altre religioni parlano di un aldilà; capita persino che ci credano anche persone che non appartengono ad alcuna tradizione religiosa. Per quanto riguarda le rappresentazioni che ne facciamo, esse differiscono da una persona all’altra.
Ma per noi cristiani, cosa significa la resurrezione? Ritrovare le persone che abbiamo amato in questa vita? Assistere all’eliminazione di ogni male? Anche le rappresentazioni di questa vita dopo la morte differiscono da un cristiano all’altro.
I detrattori delle religioni dicono che se crediamo nella resurrezione è perché ci si aggrappa a questa idea per bisogno di rassicurazione e consolazione; in altri termini denunciano un’illusione. Sì, molti pensano che questa fede nella vita eterna sia solo un prodotto immaginario del desiderio.
Cosa possiamo dire anzitutto per noi, sulla resurrezione? Ne possiamo dire qualcosa non per convincere i detrattori e tanto meno per contrapporsi ad essi? Cerchiamo prove della resurrezione? La risposta è no: non le cerchiamo; abbiamo provato l’esperienza dell’incontro con il Risorto. Come cristiani, possiamo ancora affermare qualcosa sulla risurrezione, ma non lo facciamo adducendo prove tangibili ed evidenti per tutti, perché non è possibile. Parliamo di resurrezione per fede e fiducia in ciò che abbiamo sperimentato. Questa fede si basa sulle Scritture e sulla testimonianza di persone che hanno visto e sperimentato.
Le Scritture ci dicono che il mattino di Pasqua, il mattino della risurrezione, Maria di Magdala si recò al sepolcro e fece una dichiarazione, una dichiarazione di fatto; notò una cosa, una sola cosa:  la pietra che chiudeva il sepolcro era stata rotolata via e che il corpo di Gesù non era più lì; notò che il sepolcro era vuoto, nessuna prova tangibile, nessuna prova inconfutabile, nessuna prova che fosse vincolante per tutti. Maria di Magdala in quel momento non va oltre questa constatazione della realtà: il Signore è stato portato via dal sepolcro e non si sa dove sia stato messo! Si accontenta di fare una dichiarazione della realtà materiale: “era ancora buio”.

Come siamo passati da questa constatazione della realtà alla fede nella risurrezione?
Maria Maddalena non entra nel sepolcro, rimane fuori. Poi si affretta a raccontare a Pietro e Giovanni ciò che ha visto. La sua osservazione della realtà è sufficiente per mettere in moto Pietro e Giovanni, che accorrono e non restano fuori: entrano nel sepolcro, fanno un altro passo. Pietro fa la stessa osservazione di Maria di Magdala: il sepolcro è vuoto e vede le bende piegate e disposte con cura. Il suo approccio è lo stesso: osserva, vede quello che tutti avrebbero visto.
Pietro, come Maria di Magdala, si attiene alla realtà osservabile. Ma la realtà osservabile, il visibile, non è sufficiente; l’essenziale è invisibile agli occhi. Attenersi a ciò che si vede vuol dire rimanere ancorati alle proprie percezioni, dunque alle apparenze, o forse alla semplificazione del reale, quel tanto che, con i nostri sensi e la nostra mente, possiamo sopportare: questo vuol dire rimanere nel segno delle cose visibili.
“Lui che ha aperto gli occhi al cieco non poteva far si che costui non morisse?” (Gv 11,37). Anche per chi pronuncia questa frase è ancora notte.
«Siamo forse ciechi anche noi?».  Gesù rispose loro: «Se foste ciechi, non avreste alcun peccato; ma siccome dite: ‘Noi vediamo’, il vostro peccato rimane» (Gv 9,41). È notte per tutti.
La risurrezione non è accessibile ai nostri sensi, eppure nel Credo diciamo “credo in un solo Dio, Padre Onnipotente, Creatore del cielo e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili”.
Ne possiamo o ne dobbiamo continuare a parlare? Sarà notte per sempre oppure si farà giorno?
Giovanni scorge l’alba. Per una volta, non è Pietro ad avere il ruolo di protagonista, perché Giovanni in quel momento non si accontenta del visibile. Anche lui, come gli altri due, vede la realtà materiale, ma a questo sguardo aggiunge la fede: “vide e credette”, dice il testo.
Vedere e credere. Giovanni non vede solo un’assenza, ma qualcosa di più e crede non che il corpo sia stato rubato, come gli avversari sostengono fin dall’inizio, ma che quel corpo sia diventato vivente in altro modo.
Con Giovanni non c’è la sola osservazione della realtà, né la sola fede, scollegata dalla realtà, ma c’è l’osservazione della realtà in una modalità che si risolve nella fede: in Gesù Cristo, in ciò che aveva detto mentre era visibile su questa terra, nelle cose visibili e nelle cose invisibili, nella resurrezione, che per Giovanni si rivela con una luce improvvisa. Non per niente, poco prima la Parola di oggi ce lo presenta come “il discepolo amato”.
Non si tratta quindi di scegliere tra realtà e fede, ma di tenere insieme le due cose, il visibile e l’invisibile. Allora può succedere di rimanere sorpresi, sulla via… di Giovanni: è l’alba del giorno nuovo. Giovanni trova infatti ciò che non si aspettava e che nessun discepolo si sarebbe aspettato, si fa giorno. Il testo continua dicendo che i discepoli non avevano ancora compreso la Scrittura; che egli sarebbe risorto dai morti.
Né Maria Maddalena, né Pietro, né Giovanni sono andati al sepolcro con l’intenzione di trovare qualcosa, ma, andando, Giovanni ha trovato ciò che non si aspettava. La sua vita e quella dei discepoli si apre su un orizzonte totalmente altro rispetto a quello cui siamo abituati.
Forse proprio perché Giovanni era il discepolo amato.
Come Giovanni, potremmo guardare da vicino la nostra realtà, con tutte le sue assenze, e con tutte le nostre mancanze; come lui, potremmo sentirci incoraggiati a fare un altro passo nell’ordine della percezione del reale e incontrare qualcosa di molto più vasto.
E credere. Nella resurrezione. Perché l’essenziale è invisibile agli occhi.
Giovanni si percepisce forse come già risorto in Cristo?

A quanti però l’hanno accolto, ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali non da sangue, né da volere di carne, né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati. (Gv 1,12-13).

Buona Pasqua!

Leggi la riflessione del 12 aprile 2020

NB: per info sull’immagine di copertina clicca qui.

Pubblicato da Oliviero Verzeletti

Missionario Saveriano. Nato a Torbole Casaglia (BS). Cittadino del mondo, attualmente residente in Italia, a Roma dopo diversi anni trascorsi in Camerun.

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