Fatti del giorno

James Tissot, Le vigneron et le figuier

E vedremo se porterà frutto per l’avvenire

20 marzo 2022 – III Domenica di Quaresima
Luca 13,1-9

Leggo la Bibbia.
Inizio la mia giornata pregando per i deboli e i poveri, qualunque sia la loro debolezza e la loro povertà. Prego anche per quelli che possono e vogliono rendere un po’ meno povero il povero e un po’ più forte il debole.

Leggo anche i quotidiani. Oltre la carta, mi è impossibile eludere la radio, la televisione, i siti d’informazione.
È inconcepibile “non sapere”, è impensabile “ignorare”.
Ma cosa c’è da sapere? Cosa non si può ignorare?
Cosa è cambiato? Si parlava di “cambiamento” in accezione positiva fino a poco tempo fa.
E allora? Cosa è cambiato? Il nostro modo di essere informati? Il nostro modo di leggere la Bibbia? Preghiamo diversamente?
Se tieni presente il mondo dell’informazione e leggi la Bibbia sembra che ogni informazione sia stata già data secoli fa.
Devo forse andare all’ambone, distribuendo quotidiani per farlo presente a chi presente non è? 
Nel vangelo di domenica ci sono notizie che potrebbero apparire su un giornale in prima pagina: “P…ilato assassino!” Sotto: “Il procuratore romano massacra innocenti sulla strada di Gerusalemme.” Sotto – piccolo – segue a pag. 2. Vado a pag. 2: “…Un gruppo di Galilei è stato trucidato durante una processione pacifica”. Qualche pagina più in là, in cronaca (nera), c’è la notizia del crollo di una torre a Siloe: “Diciotto le vittime”. 
La posizione di chi scrive però sorprende, anzi scandalizza.
Parla delle vittime senza puntare il dito sui colpevoli, e per giunta pone una domanda scioccante: “Credete che quelli che sono morti siano stati più peccatori di tutti gli altri?”. “Credete che quelli che sono rimasti sotto le macerie della torre siano più colpevoli degli altri abitanti del posto?”
La parola è affilata come una spada: “Badate bene che se non vi convertite, finirete come loro.”
Bene! Meglio mi sento!
Ma perché dice questo? Che c’entrano i peccatori? Perché addirittura ammonisce (minaccia?) mettendo in guardia chi non cambia strada subito?
Le cause del male sono molteplici, come molteplici sono i responsabili. Ci sono quelli che operano direttamente il male e quelli che collaborano e li facilitano. Ci sono molti modi per farlo: aiutare attivamente, chiudersi in un silenzio indifferente, far finta di non vedere, limitarsi a guardare lamentandosi; gridare all’orrore e nel frattempo usare le vittime innocenti per apparire pecorella e fare propaganda politica. Tutti conniventi. A diversi livelli.
Ma c’è anche chi agisce con tutte le proprie forze per fermare il male e al momento sembra non riuscire.
Intanto rimane la domanda principale: e i morti ammazzati o quelli rimasti intrappolati sotto le macerie, se lo meritavano di fare quella fine? Nel Vangelo vengono tratteggiate due situazioni molto diverse: un massacro da una parte, un incidente dall’altra.
Ponzio Pilato, il governatore romano, è designato con certezza come il colpevole del massacro.
Per quanto riguarda la torre, la situazione non è chiara. Era forse una cattiva costruzione, realizzata da un imprenditore corrotto che faceva la cresta sui materiali? Era forse un vecchio edificio, un’installazione abusiva costruita sul letto di un fiume deviato? Un edificio non a norma? Una costruzione dichiarata malsana e pericolante, uno spazio occupato illegalmente, cui le vittime non avrebbero mai dovuto avvicinarsi? Oppure c’è stato un terremoto, una fuga di gas o un dissesto idrogeologico?
In ogni caso Gesù esclude l’idea che le vittime, Galilei o gente di Gerusalemme, meritassero quella sorte più di altri. E questo è chiaro, come è chiaro come il sole che non riduce la responsabilità del violento dire: “Sì, gli/le ho fatto del male, ma quello/a mi ha provocato”: sarebbe come accusare Gesù di essersi fatto crocifiggere.

Per questa via Gesù arriva netto alla conclusione del discorso: “Se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo”.Essere credenti non risparmia persecuzioni, né incidenti. Solo tramite la conversione, il cambiamento radicale di rotta, ci si può salvare.
Ciò che caratterizza i fatti di cronaca evocati dal Vangelo è la morte repentina. I Galilei andavano a Gerusalemme per una festa: non hanno visto arrivare la morte, così come le diciotto vittime di Siloe certo non si aspettavano di rimanere sepolte sotto le macerie; anche loro non hanno visto arrivare la catastrofe. 
Possiamo forse pensare che nel nostro Paese la violenza e la ritorsione politica ci sia risparmiata e che le nostre torri di cemento siano più forti delle costruzioni dell’antichità, perchè noi siamo brava gente?
I nostri quotidiani riportano ogni giorno notizie di crolli, di morti sul lavoro, di incidenti, di attacchi armati, di repressioni sanguinose.
Gesù avverte: guarda che anche tu farai la stessa fine, non tardare, è oggi che devi cambiare il tuo stile di vita, se vuoi vivere il tuo tempo, quello che ti è dato su questa terra, appunto per vivere e scoprire il cielo.
Gesù rifiuta di entrare nel dibattito eterno, riguardante il cosiddetto peccato originale e le radici del male. Non è il passato che lo interessa. Invita piuttosto a volgere lo sguardo verso l’immediato presente e chiede: che cosa hai intenzione di fare oggi? Continuare così, mentre aspetti Pilato e il crollo della torre? Svegliati prima!
Curiosamente non pronuncia parole che facciano pensare ad un’empatia per le vittime e neanche offre sostegno morale a coloro che sono paralizzati dalle cattive notizie. Pressa piuttosto, marca stretto l’ascoltatore (o il lettore) a non perdere di vista ciò che risolve: se sei spaventato di fronte al male, inflitto di proposito, o subito per errore, guarda che hai pronto davanti un altro modo di agire. Non facciamo la parte dei già morti, ciechi, sordi e paralitici. Possiamo essere attivamente operatori di giustizia e di pace, prendendo in mano la nostra esistenza. Lo chiarisce la parabola del fico chiamato a portare frutto.
La parola di Gesù è chiara: tutti, ha detto, morirete; casomai siamo anche già morti, credendo di vivere; quindi, allontaniamoci da questa posizione di infertilità. Smettiamola di fare l’occhiolino al male e fissiamo lo sguardo sulla gratuità del dono che ancora è davanti ai nostri occhi.
Non è dal passato dei nostri errori, ma dalla gratuità di ogni giorno che ci è regalato che attingiamo la forza dello Spirito.
La guerra è guerra ed è sempre sporca. E non è mai giusta. E non l’abbiamo vista arrivare. Il fuoco delle armi non può essere spento investendo sulla guerra.
Dove e come cerchiamo la pace?

NB: Per info sull’immagine di copertina clicca qui.

Pubblicato da Oliviero Verzeletti

Missionario Saveriano. Nato a Torbole Casaglia (BS). Cittadino del mondo, attualmente residente in Italia, a Roma dopo diversi anni trascorsi in Camerun.

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