Rimuovere gli ostacoli

Cimabue, particolare da "I quattro evangelisti" - Assisi

I passi tortuosi siano diritti;
i luoghi impervi spianati.

Luca 3,1-6 – Domenica, 5 dicembre 2021
Seconda Domenica di Avvento

“Nell’anno decimoquinto dell’impero di Tiberio Cesare, mentre Ponzio Pilato era governatore della Giudea …”.
Proiettiamoci nel futuro: tra un paio di millenni, in qualche parte del mondo, qualcuno scriverà:
“Nell’anno 2021 d.C., 75° della Repubblica Italiana, mentre Tizio e Caio erano lì e là, qualcuno improvvisamente si ritrovò tra le mani l’articolo 3 della costituzione di quell’antica repubblica e notò queste parole: “… È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini…”
Eccolo qua: rimuovere gli ostacoli, il punto esatto in cui il sentiero della repubblica costituzionale incrocia il pensiero cristiano come Via.
C’era forse Giovanni Battista tra i Padri Costituenti?
Una volta scritto “rimuovere gli ostacoli”, cosa si aspetta il popolo? Un battesimo di conversione per il perdono dei peccati? Sembra un buon proposito, ma è più probabile che aspetti Babbo Natale.
Che ciascuno e ovunque rispetti una legge? Una regola risolutiva? Che esista da qualche parte un eroe o un’eroina della giustizia, privo di qualunque aspirazione tra il fosco e il losco?
Si tratta di rimuovere ogni ostacolo ad una visione a 360 gradi della realtà umana.
Pura utopia?
Qui ognuno risponde per sé. Ciascuno di noi ha una visione parziale della realtà: ne vede una porzione limitata, in genere coincidente con il desiderio di tranquillità per se stessi e per i propri cari, anche laddove c’è un impegno attivo per il bene comune.

Giovanni invece parla di riempire ogni burrone e di spianare ogni monte, anche i più bassi – le colline -, di rendere piana e diritta ogni via e ogni cammino. Questo è l’obiettivo.

Chi è pronto per lavorarci? Quale maturazione è richiesta ai terrestri per arrivare a pensare e ad agire in questi termini?
La maturazione non è un processo automatico e quando uno si abitua ai ritornelli, al ripetere a vuoto e al sentir ripetere a vuoto anche parole così scolpite da un senso di giustizia, tutto intorno pian piano si disfa. 
Un esempio? Si è parlato molto sui giornali, tempo fa, del crollo di un ponte che ha fatto tanti morti. Certamente si poteva intervenire prima, si sapeva che non era sicuro, tuttavia c’era stata mancanza di comunicazione, e poi, mancanza di supervisione, insomma il ponte era rimasto lì così com’era. Ma la mancanza di comunicazione, di vera supervisione, non datava al giorno prima della catastrofe! E non era la prima volta che si parlava di un rischio del genere!
Funziona così: si lascia correre qualcosa la prima volta, poi una seconda e ogni responsabilità si trasforma gradualmente in procedura vuota d’attenzione e di cura. La noncuranza diventa sistemica. La capacità umana di prevedere e dunque di affrontare il rischio, sia prevedibile che imprevedibile viene depauperata. Tutto si rinsalda attorno all’ovvietà del protocollo e si crede che tutto andrà bene.
Tutto andrà bene…già, il ritornello del lockdown del marzo 2020.

La maturazione etica, intellettuale, spirituale non è un processo automatico e il vangelo chiarisce che lo stesso Gesù di Nazaret, al tempo di Tiberio Cesare, ascoltò la predicazione di Giovanni Battista. Evidentemente era “maturo”, pronto per ascoltare, aveva già rimosso gli ostacoli dalla propria via. Come si era preparato? Si sa poco della sua vita prima di quel momento, ma sappiamo che era un uomo di circa trent’anni e che dopo il battesimo affrontò il deserto, con tutte le tentazioni che quella situazione comporta.
È chiaro che le parole svuotate di senso o subdolamente riempite di contenuti che esulano dal loro significato – i passi tortuosi e impervi – non rimuovono alcun ostacolo. Nella pratica quotidiana è possibile prepararsi e rimuovere gli ostacoli dal proprio percorso, riempire i burroni di mancanza d’umanità e spianare le montagne di presunzione. Di questo si tratta.
In qualche caso piuttosto che rimuovere gli ostacoli si rimuovono le persone. Ancora un esempio?
I vaccini. Una gran bella cosa! Assurdo tutto questo vociare contro. Se sono utili o addirittura necessari, come mai non condividiamo i brevetti con i Paesi più “poveri”? 

Un altro esempio? Vogliamo a ragion veduta non riconoscere il regime insediatosi in Afghanistan.
Cosa c’entra il riconoscimento o meno del regime con la condanna di fatto – questo è l’embargo – di tanti bambini alla morte per fame? Stabiliamo forse punizioni contro i dannati, senza valutare la strage degli innocenti? Danno collaterale? Non mi stupisce tanta confusione ideologica e morale.

Che c’eravamo andati a fare in Afghanistan? A rimuovere gli ostacoli o a creare un percorso ad ostacoli per chi poi ci sarebbe rimasto e avrebbe dovuto anche viverci?
Ora con dolore constatiamo che i corridoi umanitari non bastano…
Come gli antichi scrittori biblici, l’evangelista Luca sa che quando il Signore si rivolge ad una persona, è subito possibile descrivere la situazione attorno a quella persona: strutture politiche, economiche e religiose di quel periodo e anche nominare le figure importanti che hanno la responsabilità e l’autorità per intervenire.
Il testo evangelico ricorda che Dio non ignora i tortuosi cammini dell’uomo, sia in una provincia occupata dai romani nel I secolo, sia nel mondo occidentale del XXI secolo. Chi dovremmo nominare oggi per identificare il quadro in cui siamo interpellati sulla dimensione “umanità”? I capi di stato? I vertici dell’Unione Europea? Il Segretario Generale dell’ONU? Il Papa? O forse gli amministratori delegati dei Social Media, con la loro corte di collaboratori dematerializzati? 
Le immagini della prima lettura e del vangelo evocano gli ostacoli su un cammino e sono gli ostacoli che, in parte, anche la Costituzione Italiana vede.
Ma c’è un ostacolo principale, dal quale tutti gli altri derivano, quello delle comunità umane composte da dominatori e dominati, controllori e controllati, quindi luoghi dove invece di trovare soluzioni di umanità e di misericordia, si genera contrapposizione e violenza. I passi tortuosi evocano tutti i nostri trucchi e le nostre doppiezze, tutto ciò che richiede la rettifica e che il Vangelo chiama conversione: includere, unire, convergere, rimuovendo gli ostacoli, spianando i sentieri. Veramente è la voce di uno che grida nel deserto … che ad ogni modo rappresenta uno spazio privo di ostacoli…tutto è ancora da fare, tutto deve accadere.
Notiamo il vivo contrasto della prima frase di questo brano evangelico: prima i “monti”, simbolo del potente effimero, appiattito dal tempo che scorre, poi “Giovanni, figlio di Zaccaria”, un piccolissimo che tuttavia sarà dichiarato “il più grande tra i figli di donna” (Lc 7,28).

Giovanni è lì per sempre, nella memoria dei credenti e per la durata del suo ufficio, perché la Via del Cristo ha bisogno di essere costantemente preparata e appianata. Le immagini geografiche di montagne e burroni evocano lo spazio, ma l’immagine del percorso è sia spaziale che temporale: percorrere una strada richiede tempo.
Sta a noi diventare seminatori di pace e di giustizia, ingegneri e manutentori di una società che non chiude gli occhi alla fragilità della vita, dentro e fuori ogni persona e ogni gruppo.

Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio.

NB: in copertina, Cimabue: riproduzione di un particolare della volta centrale della Basilica Superiore di San Francesco ad Assisi, forse una delle più antiche rappresentazioni pittoriche di Roma.

Pubblicato da Oliviero Verzeletti

Missionario Saveriano. Nato a Torbole Casaglia (BS). Cittadino del mondo, attualmente residente in Italia, a Roma dopo diversi anni trascorsi in Camerun.

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