«Questa Parola è dura; chi può ascoltarla?»
Giovanni 6,60-69 – Domenica, 22 agosto 2021,
Ventunesima Domenica del tempo Ordinario
Gesù parla, ma il suo discorso è inaudito, scandaloso, si tratta di mangiare sangue e carne.
I suoi discepoli pensano che quelle parole siano dure, chi può intenderle?
Cosa rende così dure quelle parole?
Una parola – se ce n’è veramente una – è sempre dura da sentire, perché proviene da qualcun altro, è altra, e quindi è diversa, viva, libera.
Una parola – se ce n’è veramente una – è nell’autenticità di chi la pronunzia ed esige pari autenticità in chi la ascolta.
Una parola – se ce n’è veramente una – mi dice l’altro e la differenza radicale che mi distingue da lui.
Gesù sapeva bene che i suoi discepoli mormoravano e si lamentavano di lui (Giovanni 6,61); così come la folla anche loro protestano e mormorano; l’affermazione fatta in precedenza dal Maestro è inaudita: se non mangi la carne del Figlio dell’uomo e se non bevi il suo sangue, non avrai la vita in te (Giovanni 6, 53).
Mangiare la carne e bere il sangue di qualcuno è davvero disgustoso e scandaloso, ma la questione qui è che dall’alba del mondo il genere umano, nel suo insieme, piuttosto che mangiare la carne, la disprezza e ne fa carne da macello. Ha cominciato Caino, il resto è stato solo tirocinio e perfezionamento: si pensi alla schiavismo, ai campi di concentramento nazisti, ai pogrom, alle epurazioni staliniste e ai gulag, alle pulizie etniche, ai genocidi, alle faide, ai trafficanti di esseri umani, armi e droga, ai rifiuti tossici sversati nei mari e nel Terzo Mondo, al terrorismo di ogni specie, ai femminicidi e … mi fermo …
Il comportamento malvagio e criminale non si è estinto: una parte dell’umanità continua a disprezzare e distruggere la carne di una parte di se stessa: uomo contro uomo.
Ecco, il Cristo vuole essere l’ultima vittima, il Suo sogno – il sogno di Dio – è che il mondo impari a cibarsi della Sua parola, non a distruggerla e faccia memoria di quell’ultimo, tremendo sacrificio umano, perpetrato con la crocifissione.
Il Cristo offre, una volta per tutte, al mondo che la rivendica, la Sua carne e il Suo sangue, perchè nessuno dopo di Lui debba più pagare un prezzo simile.
Gli uomini non l’hanno capito.
Preferiscono ammazzarsi l’un l’altro, piuttosto che vivere uno accanto all’altro.
Fondamentalmente è una cosa stupida, ancor prima che criminale.
Ma è davvero quella Parola dura di Gesù che porta gli apostoli a mormorare, o non sarà forse che mormorano perché quella voce dice l’assoluta verità?
Non sarà principalmente e piuttosto perché l’offerta del Cristo è un regalo così difficile da accettare, che talora si fa perfino finta di non capirlo?
Non sarà, soprattutto, perché qui c’è un Uomo che si dona, e fa imbestialire l’uomo animale comune? Un Uomo che, attraverso un amore immenso e sensato – non folle come comunemente si crede – sa riconoscere nell’altro il suo prossimo, fatto a propria somiglianza?
Pare cosa molto difficile a realizzarsi, questa.
Solo chi condivide una simile modalità d’amare – per miracolo, cioè appunto perché è attratto dal Padre – può farlo, e perciò può a sua volta offrirsi in pasto agli altri.
Fare del male a qualcuno, ferirlo, spargere sangue sembra abituale; sequestrare, violare, violentare la carne di un altro, in apparenza, non sembra neanche eccessivamente rischioso. Sì, i processi, la galera, nei casi più eclatanti che taluni fingono di non vedere o non sapere, la verità non è venuta e forse non verrà mai a galla. Almeno per le nostre menti “nate a vaneggiare”.
Gli uomini non riescono proprio ad essere amorevoli, non sono capaci.
Una manica di scellerati?
Forse sì, almeno in parte: solo un miracolo può trasformarli e così salvarli da loro stessi.
È così delicato, arduo e pericoloso accettare in verità il dono che un altro fa di se stesso … È più facile, con una folla, scandalizzarsi davanti a carne e sangue offerti, che scandalizzarsi davanti all’assassinio di un innocente. È difficile fidarsi di qualcuno e della sua parola …
E dunque: da chi andremo?
Senza dubbio solo una forza divina può spingere la nostra povertà, proprio nel senso della nostra miseria morale, ad accogliere il regalo del Cristo: la sua carne, il suo sangue, la sua parola.
Gustate e vedete quanto è buono il Signore … (Salmo 33,9).
NB: in copertina Marc Chagall, La Crucifixion Blanche, 1938.