Io non lo caccerò

Colui che viene a me non lo respingerò

Giovanni 6,37-40 – Domenica, 31 ottobre 2021,
Trentunesima Domenica del Tempo Ordinario

Mi capita a volte di leggere, sulle tombe dei cimiteri, questa iscrizione: “Sia fatta la tua volontà”. Ogni volta mi chiedo quale sia stata l’intenzione di preghiera di chi ha fatto incidere queste parole. E se fosse una rassegnazione totale? Frutto di un sentirsi “schiacciati” davanti ad un destino inesorabile? Che finisce col rendere Dio il solo responsabile di ogni sofferenza, di ogni dolore, di ogni morte? Equivarrebbe a immaginare Dio come un dittatore davanti al quale è possibile solo piegarsi. 
Gesù afferma esattamente il contrario: “La volontà del Padre mio è che nessuno di quelli che mi ha affidato si perda, ma che lo risusciti nell’ultimo giorno”.
Cosa significa? Primo, che uno degli aspetti di Dio è l’essere padre, secondo l’essere figlio, il terzo che il figlio non perderà alcuno, cui sia stata offerta la vita.
Dunque, se prego “Sia fatta la tua volontà”, nella mia intenzione non c’è alcuna rassegnazione, credo piuttosto che sia aperta la possibilità di soluzioni che io non sono in grado di vedere. In altri termini, siccome credo, sono sicuro che nessuno per cui prego “Sia fatta la tua volontà” si perderà.

Quindi qualcuno potrebbe perdersi? Forse sì. Perché, vivendo in un mondo duro, dove c’è sempre qualcuno che tenta d’instaurare regole avverse alla vita, perdiamo di vista di essere parte di quel “quanto” che egli [Dio Padre] ha dato al Cristo.
Basta rileggere il Vangelo per notare che tutte le azioni di Gesù sono compiute a favore della vita: gesti di pietà, gesti di misericordia, gesti che indicano tutti la stessa finalità: trattare l’uomo con amore, mettendo in luce la sua dignità, la sua bellezza; ovunque ci sia un soccombente, si tratta di aiutarlo a rialzarsi. Guardando con altri occhi la fragilità umana.

“Tutto ciò che il Padre mi dà, verrà a me; colui che viene a me, non lo respingerò”. (Gv 6,37)
C’è una sola tentazione che può far perdere l’uomo; questa trova la porta aperta, se nutriamo l’idea che il “tutto” che il Padre dà al Cristo, sia negato a qualcuno per volere dello stesso Padre.
Se anche qualcuno non ha fede, altri l’avranno. L’incredulità non annulla gli scopi della pietà divina. Per questo Gesù può dire che non respingerà nessuno; paradossalmente, si può mettere fuori solo ciò che è già dentro. E chi può essere messo fuori dall’intero regno di Dio, tranne colui che ostinatamente lo voglia?

Giorni fa ho assistito ad un dialogo interessante tra Tizio e Caio a proposito di dentro e fuori in relazione ai muri, generato dalla proposta di 12 Paesi Europei di costruire altri muri e recinzioni. La citazione più diffusa sul web da questa lettera sottolinea la richiesta di “nuovi strumenti che permettano di evitare, piuttosto che affrontare in seguito, le gravi conseguenze di sistemi migratori e di asilo sovraccarichi e capacità di accoglienza esaurite, che alla fine influiscono negativamente sulla fiducia nella capacità di agire con decisione quando necessario.”
Il dialogo tra Tizio e Caio suonava pressappoco così:

Tizio: “Ti ricordi, come s’indignava il mondo libero, per il muro di Berlino? E dell’esultanza per il suo crollo? E adesso ne vogliamo costruire altri?”.
Caio: “Che c’entra il muro di Berlino, adesso? Lì si voleva tenere la gente dentro! E il mondo libero la voleva tirare fuori!”

Tizio: “Il mondo libero la volevo tirare fuori? Ma davvero?”
Caio: “Da una parte del recinto c’era la democrazia, dall’altra una dittatura!”

Ne ho dedotto che Caio, democratico-anticomunista-cattolico, era a favore dei muri; Tizio, intellettuale-ironico-progressista, contestava debolmente la necessità di erigere altri muri.
In breve Tizio e Caio transitando per il dialogo sono passati all’ideologia, con lo stabilire una misera teoria: qualche muretto ci vuole, perbacco! Ne hanno il diritto: in fondo, in fondo c’è un tener fuori perbene e un tener fuori triviale! Un chiudersi dentro oculato e uno infame!
L’Unione Europea, come qualcuno ha detto, dopo infuocate discussioni sulla missiva dei 12 Paesi, – e con molta severità – ha deciso di non decidere. Insomma: che ognuno paghi i propri muri!

Ora mi pare che se uno esercita la volontà di separare due ambiti, sicuramente ne risulterà un confine, un dentro e un fuori. Ci sarà chi coltiverà la siepe, e poi, casomai, chi erigerà il muretto, la muraglia, il filo spinato. A questo punto tutti rimangono prigionieri della propria prospettiva.
Né Tizio, né Caio, disgraziatamente, possiedono un vocabolario atto a conciliare il dentro e il fuori, tagliando la miccia della polveriera su cui siamo seduti.
Come faremo, noi della vecchia Europa, che abbiamo una mente ormai tremante, dimentica del passato e ambiguamente protesa verso il futuro, avendo perso il senso della nostra provenienza?
Forse che venendo a Cristo ci avvicineremmo a qualcuno che ci vuole bene per un po’, prima di mandarci via definitivamente? Se così fosse stendiamo un pietoso velo sulle radici cristiane europee, e ammettiamo finalmente di non averci mai creduto.
Il fatto è che l’assenza di fede, sia pure di una fede tiepida che arriva a considerare utopici i valori evangelici, determina uno spirito di servitù e di codarda paura; che è divisivo, che respingerà qualcuno, cacciandolo fuori. Arriviamo all’aberrazione: chiunque sia al di qua della siepe vuole ostinatamente dichiararsi estromesso dalla fraternità umana e lo fa cercando di estromettere il fratello.
Occorre allora assumersi la responsabilità del respingimento, del cacciare fuori, dell’estromettere, e comprendere che rappresentano l’esatto contrario del valore evangelico. Non basta rivendicare di essere cristiani per potersi dire tali, occorre anche agire in comunione con Cristo: “Tutto ciò che il Padre mi dà, verrà a me; colui che viene a me, io non lo caccerò fuori.”

La vecchia Europa ha bisogno di ripetere tra sé e sé anche la lezione di San Paolo:
“Non c’è più giudeo né greco; non c’è più schiavo, né libero; non c’è più uomo, né donna, poiché tutti voi siete uno in Cristo Gesù”. (Gal 3,28).

Un augurio per la Festa di Tutti i Santi e per la memoria sacra di tutti i defunti, anche quelli nel Mar Mediterraneo.

NB: per saperne di più sull’immagine di copertina clicca qui.

Pubblicato da Oliviero Verzeletti

Missionario Saveriano. Nato a Torbole Casaglia (BS). Cittadino del mondo, attualmente residente in Italia, a Roma dopo diversi anni trascorsi in Camerun.

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