In verità sto rendendomi conto che Dio non fa preferenze di persone
8 gennaio 2023 – Battesimo del Signore
Mt 3,13-17; At 10,34-38
Alcuni testi rabbinici, ricollegandosi all’azione dello Spirito durante la creazione, paragonano il Suo movimento a quello di una colomba che vola sui suoi piccoli da vicino, ma senza toccarli. Lo Spirito di Dio che aleggia sulle acque primordiali, scenario grandioso che apre il racconto biblico, è qui evocato attraverso l’immagine di una colomba che si libra nell’aria, scendendo da uno squarcio nel cielo. Sono versetti che suggeriscono con forza poetica tutta l’alterità dello Spirito rispetto all’uomo e allo stesso tempo tutta la vicinanza amorosa al Nazareno.
Il testo è breve, appare semplice, pacificante, in netto contrasto con quanto lo precede, con la predicazione brusca, perfino violenta del Battista che annuncia il giudizio divino e il battesimo del fuoco; dopo ci sarà la lotta di Gesù contro il nemico nella durezza del deserto.
Qui, con un breve scambio tra Gesù e Giovanni, siamo improvvisamente introdotti nello spazio di un incontro, di un riconoscersi, di un parlare una lingua comune.
La parola “battesimo” significa “tuffo”, “immersione”. Gesù di Nazaret, il figlio prediletto in cui lo Spirito si compiace, si trova anonimo tra una folla in cerca di parole di salvezza, persone animate dal desiderio di cambiare il corso delle loro vite; credono che il Battista ne indichi giustamente la via attraverso il pentimento e la conversione.
Spesso abbiamo creduto che la conversione fosse una riparazione sul cammino individuale; se fosse invece soprattutto una svolta per convergere tutti verso un fine comune, un camminare finalmente insieme? Se tutti noi sentissimo la necessità quasi “ancestrale” di raggiungere il Giordano, frontiera da attraversare della terra promessa?
Immergersi nell’acqua del Giordano sarebbe allora il segno di questa volontà di convergere insieme verso una vita rinnovata. Entrare ed uscire dall’acqua esprimerebbe l’intenzione di partecipare a un cambiamento epocale che potrebbe veramente attenderci a livello universale, perché è chiaro che non ci si salva da soli, ma soprattutto non ci si salva facendo in maniera esclusiva il proprio interesse o quello della propria classe sociale. Ancora prima di essere una convinzione di fede, questa idea è un compito da realizzarsi e spetta a tutti, conviene a tutti, non solo alla cristianità.
È necessario rendersene conto e arrendersi a questa possibile soluzione convergente. Perché?
Perché la società contemporanea non è stata ancora capace di costruire “dispositivi” atti a fermare l’inciviltà. Prova ne sia che non si riesce ancora a fermare la guerra e il vero motivo è che la società, dopo aver operato una critica globale di tutti i valori, non è stata in grado di fondarne di migliori.
E ci sono altre domande: perché il Nazareno è andato ad immergersi nel Giordano come tutti gli altri? Questa sarebbe la giustizia che doveva esser fatta e che si sarebbe compiuta alla fine dei tempi, periodo nel quale saremmo ancora immersi?
La presenza di Gesù sulle rive del Giordano con la folla significa che egli abbraccia la condizione umana, non si sottrae alla sua missione di condividere il destino dell’uomo per poterlo definitivamente volgere al bene. Gesù si “tuffa” nella nostra condizione comune, mediocre, contorta, contraddittoria, quella di tutta l’umanità e ne esce Redentore per tutti noi. In quel momento una voce lo designa non come figlio di Giuseppe e Maria, ma come figlio amato di Dio e lo Spirito aleggia su di lui in segno di una nuova creazione, di una svolta possibile, anzi certa, per l’umanità intera.
È solo questione di tempo …
Gesù avrebbe potuto dire ai testimoni di questa scena: “Voi non sapete chi sono io!”.
Invece niente del genere: non sceglie di farsi adulare, di dominare, sottomettere, forzare o costringere. È venuto a servire la causa umana, cioè a fare la volontà del Padre, lo ripete incessantemente; fare la volontà del Padre vuol dire soprattutto servire l’umanità.
L’apostolo Pietro, parlando al centurione Cornelio, il primo pagano a entrare nella Chiesa, dirà: “Dal giorno del suo battesimo, Gesù è passato in mezzo a noi, facendo del bene”. Guarisce, allevia, riconcilia e ascolta i piccoli, gli umili, i malati, tutti coloro che per fragilità loro e altrui sono stati emarginati. Soprattutto, come ancora Pietro dice in Atti 10,43, i requisiti per la salvezza sono condivisi tra “chiunque crede in lui”, e Pietro stesso condivide la buona novella tra tutti coloro che incontra, pagani compresi, affinché anche loro possano credere e salvarsi insieme agli altri.
Non finiremo mai di meditare sull’incarnazione del Figlio di Dio, che è sorta tra le pieghe delle nostre vite ordinarie e allo stesso tempo uniche.
Non possiamo disertare la storia, così caotica, spesso dolorosa, a volte rivoltante, ma anche magnifica e piena di promesse che aprono il futuro, rilasciando speranza.
Non spegniamo il fuoco dello Spirito, non disertiamo la novità di ogni mattino, lamentando la banalità e l’oscurità delle giornate o dei tempi.
Diciamo no alle assurdità, alle sofferenze inflitte da uomini ad altri uomini, all’ingiustizia palese, alla presunta fatalità del male e della schiavitù. Cominciamo col guardare subito e vicino a chi soffre più di noi e facciamo il nostro possibile perché stia meglio, lasciamo la preoccupazione per noi stessi a qualcun altro, perfino se non sappiamo ancora chi è.
“In verità sto rendendomi conto che Dio non fa preferenze di persone”
Sarà stata ardita la Sua discesa o sarebbe troppo ardita la nostra risalita?
NB: puoi scaricare qui il commento al vangelo del 12 gennaio 2020